Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri), la classe di farmaci più usata nei pazienti con depressione, stanno mostrando di ridurre ricoveri e decessi in chi è contagiato da SARS-CoV-2: in particolare, la mortalità è fino al 28 per cento più bassa in chi prende fluoxetina e fluvoxamina, due tra gli Ssri più diffusi. L’effetto è probabilmente dovuto a un’azione antinfiammatoria propria di queste molecole: il loro impiego si associa infatti a un calo significativo di marcatori infiammatori a livello cerebrale e periferico. Più nello specifico si è osservato che nei pazienti con depressione questi farmaci riducono i livelli di citochine proinfiammatorie quali l’interleuchina 4, l’interleuchina 6 e l’interleuchina 10, sia a livello plasmatico che nel cervello. Ciò potrebbe impedire la comparsa della “tempesta citochinica” associata a un decorso più grave dell’infezione.
Salute mentale: cresce la domanda
Depressi pazienti fragili per Covid-19
A rilevare i dati sono due ampi studi internazionali appena pubblicati su Jama Network Open e The Lancet Global Health, analizzati dagli esperti riunitisi per il 23esimo congresso nazionale della Società italiana di neuropsicofarmacologia. «Questi risultati sono importanti prima di tutto perché le persone con depressione devono essere considerate soggetti fragili, se contagiati da SARS-CoV-2», ha spiegato Claudio Mencacci, co-presidente della stessa Società: «i pazienti con disagio psichico hanno un rischio più elevato di andare incontro a esiti peggiori e anche a mortalità in caso di infezione». L’incremento dell’impiego di antidepressivi che si sta registrando, in parte legato all’aumento rilevante di diagnosi di depressione dall’inizio della pandemia a oggi, potrebbe non essere quindi una cattiva notizia. «Resta però vero che è essenziale riconoscere e trattare in maniera adeguata i pazienti con depressione».
Isolamento da Covid-19: e i depressi?
Anche su soggetti non depressi
Ma gli Ssri potrebbero addirittura diventare una terapia per il Covid-19 anche in chi non ha una diagnosi di depressione: a suggerirlo è uno studio pubblicato di recente su The Lancet Global Health, per il quale circa 1500 pazienti positivi a SARS-CoV-2 con oltre 50 anni o ad alto rischio di un decorso più grave dell’infezione sono stati randomizzati a ricevere un placebo o fluvoxamina per 10 giorni. L’antidepressivo ha ridotto del 30 per cento il rischio di ricovero, con un effetto talmente positivo da portare alla sospensione anticipata della sperimentazione.