Con l’avanzare dell’età e l’esposizione ad alcuni fattori predisponenti è relativamente frequente che si possa assistere a un deterioramento di funzioni importanti del cervello, a partire dalla memoria. Questa forma di decadimento cognitivo da tempo è definita come mild cognitive impairment (Mci) o disturbo cognitivo lieve: il timore maggiore per pazienti e caregiver è ovviamente che questa condizione possa aggravarsi tanto da limitare le capacità dell’individuo fino a raggiungere la demenza – che tuttavia non si verifica necessariamente.
Difficoltà nella vita quotidiana
Il mild cognitive impairment è caratterizzato da una sfumata difficoltà in uno o più domini cognitivi evidenziabile attraverso test neuropsicologici, tale però da non compromette le normali e attività quotidiane. Così, ad esempio, le persone con decadimento cognitivo lieve possono incontrare qualche difficoltà a ultimare alcuni compiti complessi che prima avevano sempre svolto senza problemi, oppure possono necessitare di tempi più lunghi o ancora possono commettere più errori rispetto al passato mantenendo però la loro autonomia e l’indipendenza. La diagnosi passa dall’osservazione, ma talvolta strumenti di neuroimaging come la risonanza magnetica sono utili a escludere altre patologie che potrebbero produrre sintomi analoghi.
Rallentare il declino cognitivo
Gli anziani affetti da Mci presentano quindi deficit di varie funzioni cognitive: la memoria, prima di tutto, ma anche l’attenzione, il linguaggio, le abilità visuo-spaziali, le funzioni esecutive o le capacità di ragionamento. Oggi però sappiamo che questa condizione si può, almeno in parte, prevenire. Per farlo occorre puntare sugli stili di vita: condurre una vita sana, seguire una dieta equilibrata ricca in vegetali e povera in dolci e cibi raffinati, fare attività fisica commisurata alle condizioni di salute generale e monitorare ipertensione e valori metabolici. Per ottenere un giovamento spesso è sufficiente modificare queste abitudini, ricordando che è anche importante mantenere buoni rapporti sociali per evitare l’isolamento e la depressione.
Alimentazione contro la demenza
In alcuni casi la Mci rappresenta, come detto, un segno iniziale di decadimento cognitivo grave come quello provocato dalla malattia di Alzheimer: ciò capita nel 10-15 per cento dei casi. Nei restanti casi, invece, i sintomi si mantengono stabili nel tempo, in termini di gravità e frequenza, oppure si può persino assistere a una regressione, specie se secondaria a carenze nutrizionali. È infatti ormai chiaro come l’alimentazione sia particolarmente improntate nella prevenzione del Mci. In particolare alcune carenze potrebbero rappresentare un fattore chiave e andrebbero quindi compensate: questo vale in particolare per vitamine, sali minerai e acidi grassi Omega3.
Integratori contro il declino cognitivo. Alcune sostanze di origine naturale, cioè fitoterapici e nutraceutici, hanno dimostrato effetti interessanti in alcuni studi clinici ben condotti. Tra questi spicca il ginkgo biloba, uno degli estratti vegetali più efficaci a questo scopo, che tuttavia ha la tendenza ad aumentare il rischio di emorragie a livello di stomaco e intestino in pazienti che assumono farmaci anticoagulanti, condizione frequente negli anziani con declino cognitivo iniziale. Una valida alternativa sono gli integratori a base di bacopa monnieri: i suoi estratti hanno dimostrato di migliorare i risultati dei test cognitivi e la percezione di benessere in pazienti anziani con declino cognitivo iniziale, senza apparenti rischi di effetti collaterali.
L’articolo completo su Salute in famiglia, luglio/agosto 2021