C’è un’emergenza silenziosa che, misconosciuta e lontana dall’attenzione dei più, rende la vita di milioni di persone difficilmente gestibile: si chiama dolore cronico benigno ed è una forma di dolore che accompagna molti pazienti affetti da varie patologie come artrosi, artriti e patologie reumatiche, polimialgia, mal di schiena o Herpes Zoster. Spesso a essere colpiti sono pazienti che già presentano fragilità: circa sedici milioni di italiani, secondo l’Associazione italiana per lo studio del dolore (Aisd), soprattutto donne e over 65. Non stupisce dunque che la loro condizione sia ulteriormente peggiorata nel corso dell’epidemia da Covid-19: l’isolamento ha avuto un impatto psichico pesante sui pazienti e peraltro non ha sempre consentito loro di effettuare i normali controlli, sospesi come molte attività ambulatoriali.
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Occhio al deficit cognitivo
Peraltro nel caso degli anziani alla sofferenza fisica prodotta dal dolore cronico benigno si aggiunge un maggior rischio di demenza: «I pazienti ricoverati nel mio reparto», ha spiegato a questo proposito Domenico Panuccio, responsabile della Medicina interna presso la Casa di cura Villa Nobili di Castiglione dei Pepoli (Bologna), «provengono dalle Rsa e in molti, oltre al dolore cronico benigno, presentano forme di deficit cognitivo». Il punto è che quando questo non è ancora in stadio avanzato i pazienti sono in grado di esprimere abbastanza dettagliatamente il dolore che avvertono. Tuttavia quando la condizione psichica è compromessa non possono più farlo: «Determinante in questo caso è il ruolo di medici e infermieri che hanno le competenze necessarie per quantificare il dolore». Ciò avviene impiegando apposite scale di valutazione che si basano sull’analisi di alcuni aspetti quali espressione facciale, respiro, atteggiamento del corpo.
La gestione del dolore cronico
Purtroppo però in un contesto di isolamento come questo nella gestione clinica del dolore cronico benigno la telemedicina può poco. La terapia è inevitabilmente in presenza: «Può andare da una semplice infiltrazione fino a procedure più importanti, come le peridurali e i blocchi ecoguidati», aggiunge Giancarlo Caruso, responsabile degli Ambulatori di terapia del Dolore all’Ospedale Bellaria di Bologna. Interventi che non di rado hanno caratteristiche di urgenza, specie in caso di riacutizzazioni del dolore: «In questi casi si procede in due modi», prosegue Panuccio: «oltre al trattamento cronico di base viene prescritto anche un farmaco da assumere al bisogno così da valutare se il dolore che il paziente lamenta è dovuto a un dosaggio insufficiente della terapia di base oppure se si tratta di un dolore episodico». Sono inoltre considerate urgenze anche la gestione dei device talvolta impieganti: ad esempio la ricarica delle pompe intratecali e il controllo dei dispositivi impiantati.
Vicino ai pazienti
Ma le iniziative positive non mancano, in questo contesto difficile. Dall’Ospedale Bellaria di Bologna buone notizie: «Da noi le prestazioni urgenti che non sono mai state sospese», ha precisato Caruso. «Inoltre disponiamo di una app aziendale che consente di programmare visite, controlli e trattamenti su agende dedicate». D’altro canto anche il mondo farmaceutico dà il suo contributo alla gestione del dolore cronico benigno in tempi di Covid. Partendo dalla convinzione che il dolore peggiore è la solitudine, Alfasigma ha avviato un’iniziativa ad hoc: Alfasigma News&service: l’informazione verificata ai tempi del Coronavirus. Con questo portale l’azienda, specializzata in particolare nelle aree ortopedica e reumatologica, vuole trasmettere vicinanza ai pazienti e ai loro familiari con notizie utili e certificate trattando, con l’aiuto di esperti, argomenti legati alle patologie reumatiche nel contesto della pandemia. Il fine ultimo è quindi quello di mettere il paziente nella condizione di poter essere protagonista attivo del proprio percorso terapeutico.
Nuova attenzione al dolore. Oggi il dolore assume un rilievo clinico più rilevante rispetto al passato: «È infatti ormai considerato il quinto parametro vitale», spiega Domenico Panuccio, «insieme a pressione arteriosa, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria e temperatura corporea, e come tale deve essere rilevato più volte al giorno».