Un italiano over 60 su 5 è fragile e oltre un milione di anziani sono affetti da fragilità severa. È certamente stata la pandemia ad aver portato alla ribalta il concetto di fragilità, una condizione tipica dell’invecchiamento caratterizzata da un’aumentata vulnerabilità a eventi acuti, associa a una mortalità fino a cinque volte più elevata. Fino a oggi però la fragilità non era mai stata quantificata: è infatti solo di questi giorni la presentazione dei dati dell’indagine La mappa della fragilità in Italia: gradiente geografico e determinanti sociodemografici condotta da Italia Longeva, l’associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva, istituita nel 2011 dal Ministero della salute.

Fragilità grave e multimorbidità

Sono 4 milioni le persone che presentano una fragilità di grado moderato o severo che necessita di un monitoraggio e un’assistenza continui per evitare che precipiti portando con sé disabilità grave, ospedalizzazioni e decessi. Un rischio fortemente correlato alla multimorbidità, con 13 milioni di over 60 (cioè 3 anziani su 4) che sono affetti da cinque o più malattie croniche. Dai dati emerge inoltre una disparità regionale: la percentuale di soggetti affetti da fragilità severa varia dal 5,3 per cento del Nord all’8,2 per cento di Sud e isole. Tale variabilità geografica ha la sua ragione anche nelle differenze economiche: la fragilità è chiaramente maggiore nelle province con più bassi valori di reddito medio pro-capite.

Destinare al meglio le risorse

Al centro dell’indagine, curata da Davide Vetrano, geriatra ed epidemiologo al Karolinska Institutet di Stoccolma, ci sono le sfide in atto per la riorganizzazione, l’integrazione e la digitalizzazione della rete dei servizi territoriali alla luce del Pnrr. La fragilità è stata valutata attraverso un indice di predittivo basato sulla prevalenza di 25 deficit tra malattie croniche, aspetti funzionali e nutrizionali, selezionati da un algoritmo informatico validato, applicato su un campione di 440mila over 60 rappresentativi della popolazione italiana, riferito all’anno 2019.

L’offerta assistenziale territoriale

«Il lavoro», ha spiegato Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, «ha concretizzato la fragilità in una misura fruibile e interpretabile, sia per i medici che per i decisori, per meglio declinare l’assistenza agli anziani. Riconoscere per tempo la fragilità consente al medico di intervenire sul singolo paziente con una presa in carico personalizzata prima che la condizione precipiti ulteriormente». Ma non solo: sapere quali regioni e province sono caratterizzate da una più alta prevalenza di fragilità e multimorbidità permette di destinare risorse, professionisti, strutture e servizi adeguati. Anche per questo motivo l’indagine ha analizzato il rapporto tra il tasso di fragilità, l’offerta regionale di posti letto nelle residenze socio-assistenziali e i servizi di assistenza domiciliare. Il quadro che emerge è ancora una volta eterogeneo: solo 5 regioni su 20 (Piemonte, Liguria, Veneto, Marche e Friuli Venezia Giulia) offrono servizi di questo genere proporzionati al numero di anziani residenti affetti da fragilità severa.

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