L’emergenza Covid-19 ha fatto emergere le grandi difficoltà del Sistema sanitario nazionale e, in particolare, della medicina territoriale: i medici di base sono stati messi a dura prova dallo squilibrio tra il numero di pazienti e quello dei camici bianchi. Inoltre, secondo dati Istat di marzo 2021, in Italia ci sono 42.200 medici di base ma entro il 2028 33mila di loro saranno andati in pensione.

La medicina d’urgenza soffre

Inoltre i pronto soccorso sono stati, e sono tutt’ora, intasati da persone in codice bianco che stazionano per ore – talvolta senza essere presi in carico dai medici oberati di lavoro. Così a Roma, il prossimo 17 novembre, il personale di pronto soccorso e del 118 scenderà in piazza, per la prima volta, accompagnato da rappresentanti della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu) per sensibilizzare opinione pubblica e decisori rispetto l’attuale crisi. Il disagio lavorativo connesso alle carenze strutturali e di organico si registra in tutta Italia nelle unità operative di medicina d’urgenza, pronto soccorso e 118. E sempre per mancanza di medici ci sono ospedali in cui le prime visite di alcune specialità non possono essere effettuate o sono sospese a tempo indeterminato.

Il ruolo del privato

Da dove partire? Sicuramente occorre alleggerire i pronto soccorso migliorando l’assistenza dei pazienti con condizioni non urgenti. Ciò appare difficile anche perché la sanità sembra ancora costruita attorno a vecchi problemi e non adatta alle nuove sfide, come quella delle malattie croniche, che richiedono organizzazioni snelle, flessibili e diffuse. In questo contesto stanno vedendo la luce diverse realtà private nate con l’obiettivo di dare risposte agili a questi e altri problemi. Un caso è quello delle app e dei portali per la salute domiciliare: l’ultimo nasce da una startup milanese, Lami, che offre un supporto integrato con servizi di assistenza istantanea attraverso chat, videoconsulti medici, esami e visite a domicilio. Tra questi, anche i tamponi SARS-CoV-2 a casa. L’idea dei fondatori nasce infatti durante il lockdown con l’obiettivo di assistere i malati di Covid-19 al proprio domicilio in un momento in cui anche le informazioni arrivavano a fatica, soprattutto dai medici di base, e i pronto soccorso erano luoghi da evitare.

Contro la disinformazione

Il portale offre diagnostica per immagini e servizi infermieristici, visite specialistiche, ecografie e radiografie a domicilio. E poi la pediatria e altri servizi per i bambini: psicologo, logopedista e molto altro, sia a domicilio che in telemedicina. Lo scopo di iniziative come queste è anche quello di intercettare quella richiesta di risposte semplici espressa dalle ricerche su Google a tema salute. Ricerche che spesso rappresentano soltanto una porta aperta alla disinformazione e alle autodiagnosi. Del resto l’Italia è uno dei Paesi europei in cui si fa più ricorso alla rete per questioni legate alla salute, con circa 4 miliardi di ricerche l’anno. Soluzioni come le chat con il medico sono strumenti tanto rapidi quanto lo è la rate, ma decisamente più affidabili. E con il vantaggio di contribuire ad alleggerire – almeno laddove possibile – i carichi di lavoro della sanità pubblica.