Il 63 per cento dei pazienti che deve subire un intervento chirurgico in anestesia generale ha paura di non svegliarsi più: lo spiega uno studio di alcuni anni fa uscito sul Journal of Anesthesia. Procedura ormai sicurissima, l’anestesia generale fa infatti ancora paura: ne sono testimoni gli anestesisti rianimatori italiani, a congresso a Roma dal 14 al 16 ottobre scorsi per l’annuale evento iCare organizzato da Siaarti, la Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva.

Un’iniziativa contro le paure

Sono proprio questi specialisti a dover informare e rassicurare il paziente: del resto è anche questo un aspetto centrale del lavoro dell’anestesista, che si dedica al paziente già nel percorso preoperatorio e poi, a intervento concluso, nel post. La comunicazione medico-paziente rappresenta un importante tassello nel percorso perioperatorio, ed è proprio dall’esigenza di far conoscere la sicurezza delle procedure anestesiologiche che è stato realizzato il cortometraggio Paura del buio, firmato da Mattia Lunardi e prodotto nel contesto del progetto educazionale di Msd Oltre il Buio, sostenuto dal patrocinio della stessa Siaarti. Il film è stato presentato in anteprima assoluta alla Festa del cinema di Roma e dal 31 ottobre è visibile su www.adocchiaperti.msdsalute.it.

Una procedura sicura

La paura dell’anestesia generale è, come accennato, ingiustificata: i dati statistici già dicono tutto. La morte a causa di questa procedura è rara: si stima sia pari a circa un caso su 150mila pazienti, cioè lo 0,0007 per cento. Peraltro prima di ogni intervento che la prevede il paziente è sottoposto a esami necessari a escludere la presenza di condizioni che possano renderla rischiosa. Se infatti non ci sono controindicazioni assolute all’anestesia generale, in alcune circostanze può essere necessaria un’attenta valutazione da parte del medico anestesista: ciò può avvenire in presenza di alcune patologie e disfunzioni a carico di cuore, reni e polmoni, oppure in stato di gravidanza e nei fumatori.

Covid ed emergenze: donne al top

Competenze multidisciplinari

«Per competenza e formazione», spiega Antonello Giarratano, presidente di Siaarti, «l’anestesista è nello stesso tempo un comunicatore e un professionista che fa della cultura e della scienza il proprio obiettivo e strumento di salute pubblica. Come medico perioperatorio prepara il paziente sotto il profilo medico e psicologico, prevede la sua gestione intraoperatoria avendo conoscenza completa delle funzioni e disfunzioni di organi e apparati». È inoltre suo compito quello di programmare il trattamento postoperatorio teso a prevenire le complicanze e contenere il dolore. Ciò rende questa figura professionale estremamente complessa: le competenze richieste sono infatti multiorgano, ma al contempo anche farmacologiche, tecnologiche e, appunto, comunicative. Del resto va ricordato che per diventare anestesista-rianimatore è necessario aver completato un percorso di formazione e pratica clinica particolarmente lungo: dopo aver conseguito la laurea di sei anni in Medicina e chirurgia occorre aver completato una specializzazione di ulteriori cinque anni.