Un milione di persone affette in Italia, di cui tra 200 e 300mila nella forma avanzata (dati Iapb, Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità), con 20mila nuovi casi ogni anno. La degenerazione maculare legata all’età, o maculopatia senile, è a oggi la prima causa di cecità e di ipovisione nel mondo occidentale. Questa patologia, che colpisce soprattutto dopo i 65 anni ma a volte già dopo i cinquanta, colpisce la parte più nobile e importante della retina: la macula è infatti l’area caratterizzata da una ricca concentrazione dei coni, le cellule specializzate nella visione dei dettagli, ed è quindi responsabile della visione centrale e di dettaglio. Il principale e più evidente sintomo è la perdita di visione nel centro del campo visivo, ma posso comparire distorsioni nelle immagini (metamorfopsie). Nella maggior parte dei casi questa condizione colpisce entrambi gli occhi, anche se con intervalli di tempo variabili.
La vascolarizzazione della macula
«La macula è caratterizzata da una scarsa vascolarizzazione rispetto al resto della retina», mi ha spiegato Claudio Magni, oftalmologo presso il Centro Politerapico di Monza. «Pertanto il suo nutrimento giunge in modo indiretto dalla coroide, ovvero la parte sottostante alla retina, e dalla retina adiacente la macula». Con il tempo però il microcircolo sanguigno tende a ridursi a causa dell’invecchiamento dei vasi stessi: accade ovunque nel nostro corpo, e quindi anche nell’occhio. Oggi è sempre più chiaro che l’insorgenza della maculopatia senile è legato in gran parte proprio a un ridotto nutrimento della macula come conseguenza di questo fenomeno.
Prevenzione: gli antiossidanti
Questa certezza rappresenta un’indicazione importante: già due studi condotti tra il 1992 e il 2011, commissionati dal National Eye Institute americano, dimostrarono infatti la possibilità di intervenire precocemente su questo fenomeno degenerativo ancor prima che il danno visivo si presentasse. «Le ricerche illustrarono infatti che sono le sostanze ossidanti presenti nel nostro organismo a provocare un danno progressivo ai capillari e quindi al microcircolo maculare», prosegue Magni. «I soggetti partecipanti ai due studi, che mostravano iniziali segni di maculopatia senile, furono infatti sottoposti all’assunzione per bocca di alcuni principi attivi antiossidanti che consentirono loro un ritardo nell’insorgenza del danno visivo».
Visite regolari già dai quarant’anni
Se alla base della patologia esiste quindi una forma di scarso nutrimento dell’area centrale della retina, la prevenzione è quindi possibile e anzi doverosa. È già prima dei cinquant’anni che occorre pertanto iniziare a occuparci dei nostri occhi: «In particolare dopo i quaranta una visita all’anno è consigliata», prosegue l’oculista: «con la scusa del primo occhiale da lettura, un semplice esame del fondo dell’occhio può consentire di individuare segni di degenerazione maculare ben prima che il paziente lamenti disturbi visivi». In questi casi l’oculista può suggerire una terapia medica affiancata magari da integratori alimentare e da suggerimenti nutrizionali. L’alimentazione peraltro va monitorata anche per evitare sovrappeso e obesità, fattori che impattano enormemente sulla salute globale e anche degli occhi. Stop inoltre alle pessime abitudini come il fumo e l’eccesso di alcol che attivano processi ossidativi dannosi per la retina.