La malattia da reflusso gastroesofageo è una condizione di cui, occasionalmente o continuativamente, soffre una fetta rilevante di italiani: lo spiegano i gastroenterologi, i medici di medicina generale ma è chiaro anche dalle vendite di antiacidi e di vari rimedi farmacologici pensati per ridurre il bruciore retrosternale. Tra questi primeggiano ovviamente i celebri inibitori di pompa protonica, sempre più prescritti contro pirosi gastrica, reflusso e vari disturbi acidocorrelati. Si calcola che il reflusso sia particolarmente diffuso soprattutto nei Paesi occidentali: in Europa ne è affetto il 10-20 per cento della popolazione, specie soggetti obesi e sovrappeso. La causa è in genere un rallentato svuotamento dello stomaco, contro il quale esistono terapie farmacologiche specifiche molto efficaci, oppure meno frequentemente alcune condizioni organiche come un malfunzionamento del cardias, cioè la regione anatomica che connette l’esofago con lo stomaco, oppure la presenza di un’ernia iatale.

Malattia da reflusso: la terapia con Ppi

Le cause del reflusso gastroesofageo

Quando la causa è un rallentato svuotamento gastrico nulla di oggettivamente patologico è normalmente rilevato durante la gastroscopia: si tratta infatti di una condizione definita funzionale. Solo in una minoranza di casi all’esame endoscopico possono essere individuate piccole erosioni della mucosa esofagea, segno di una malattia più aggressiva. I sintomi principali del reflusso gastroesofageo sono noti a tutti: il rigurgito acido, il bruciore dietro lo sterno spesso accompagnato da dolore e da un mal di gola, magari con abbassamento della voce, che colpisce il paziente soprattutto al risveglio.

Dai procinetici agli integratori 

Oltre agli inibitori di pompa protonica e ai procinetici, farmaci capaci di stimolare la motilità gastrica accelerando lo svuotamento dello stomaco, esistono in commercio i protettori gastrici, appartenenti alla famiglia degli alginati: riducono il disturbo fungendo da barriera della mucosa esofagea. Questi prodotti sono derivati dei sali dell’acido alginico, estratto dalla parete cellulare di diverse alghe tra cui la laminaria. Molto si può fare anche con l’alimentazione e alcuni integratori, ovviamente. Da tempo si parla ad esempio delle ottime proprietà di zenzero e curcuma: entrambe queste sostanze sono infatti procinetiche.

Meno acidità con i nutraceutici

Alcuni recenti studi, che tuttavia necessitano di conferme con casistiche più ampie, indicano inoltre che anche la melatonina e il triptofano, un precursore della prima, possono avere effetti protettivi nei confronti del reflusso gastroesofageo contrastando l’effetto ossidativo apportato dai radicali liberi a livello della mucosa gastrica ed evitando così la comparsa di ulcere. Del resto è stato rilevato che i livelli di melatonina dei pazienti con reflusso gastroesofageo sono più bassi rispetto ai soggetti sani, il che supporta l’evidenza di un effetto protettivo di questa sostanza. Anche l’integrazione con vitamine sembra aiutare, secondo una ricerca pubblicata nel 2006 dal Journal of Pineal Research che ha dimostrato l’efficacia delle vitamine B6 e B12, dell’acido folico così come della metionina e della betaina.