Che la pandemia da Covid-19 abbia dato un impulso alla telemedicina e ad altre pratiche di digitalizzazione in sanità è ormai ben noto. I risultati sono ben lontani dall’essere del tutto soddisfacenti e diffusi in modo omogeneo sul territorio, ma certo vanno premiati i grandi sforzi delle singole aziende sanitarie pubbliche, istituti clinici privati o convenzionati, aziende e medici che stanno facendo il possibile per consentire di gestire al meglio i pazienti da remoto, laddove possibile, con vantaggi sul controllo dei contagi. I giornali in questi mesi ci hanno raccontato di progetti di ricovero virtuale, come uno recente ideato dall’Università degli Studi di Milano per seguire i pazienti dimessi dai reparti Covid, oppure di app per la prenotazione di visite, farmaci e certificati. Un caso interessante è quello della nuova applicazione promossa da Fimmg, Federazione italiana dei medici di medicina generale, e sviluppata con il supporto di Angelini.
Monitoraggio da distanza
Scaricabile gratuitamente, SM3.0 (Studio Medico 3.0) – questo il nome della app – permette al paziente di comunicare con il medico anche via chat, di avere sotto controllo il suo calendario aggiornato con eventuali chiusure in programma. Consente poi di effettuare visite in videoconferenza, di inviare e ricevere referti, impegnative per esami e ricette mediche nel pieno rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali. Inoltre SM3.0 è pensata per fornire un monitoraggio a distanza di alcuni parametri vitali del paziente: saturazione, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria e temperatura. Il tutto a beneficio della salute pubblica: contribuisce infatti a ridurre gli assembramenti negli ambulatori dei medici di famiglia.
La telemedicina piace ai pazienti
Del resto secondo i recenti dati pubblicati dall’Osservatorio innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano, 3 medici su 4 ritengono che la telemedicina sia stata decisiva nella fase di emergenza e il 36 per cento continuerà a utilizzarla per il monitoraggio a distanza dei pazienti. Da un’indagine condotta da Nomisma, dal titolo Lockdown: come e perché sta cambiando le nostre vite, appare invece chiaro che anche tra la popolazione è aumentata la consapevolezza del ruolo della tecnologia a supporto della salute. In particolare dal report è emerso che i servizi teleconsulto e televisita sono stati ritenuti indispensabili per il controllo delle condizioni dei soggetti positivi o sospetti positivi dal 67 per cento degli italiani che hanno partecipato all’indagine.
Serve un inquadramento normativo
I servizi digitali a supporto della salute entreranno a far parte della quotidianità anche dei pazienti cronici: per il 61 per cento degli italiani la telemedicina avrà un ruolo importante nella gestione della sanità anche una volta superata l’emergenza sanitaria. Certo quel che manca ancora è una regia: telemedicina e altre innovazioni digitali dovranno essere definite da linee guida che per ora non esistono, e sono i medici stessi a segnalarlo. Occorrerà infatti un quadro normativo specifico per regolamentare queste pratiche, anche in termini di rapporto tra clinici e Servizio sanitario nazionale.