Quantomai protagonista nelle nostre parole e nelle nostre preoccupazioni di queste settimane di emergenza Covid-19, il sistema immunitario è quel prezioso insieme di funzioni in grado di difenderci da minacce esterne: virali, ma anche batteriche e di altro tipo. Ma esattamente di cosa si tratta? E in quali organi ha sede? «Intanto dobbiamo distinguere i suoi due rami», mi ha spiegato Elide Pastorello, direttore del Reparto di allergologia e immunologia dell’Ospedale Niguarda di Milano, in un’intervista: «uno innato, che serve a dare una risposta immediata e generica alle infezioni, e uno acquisito, molto più selettivo». La risposa immunitaria innata è parte di noi da quando nasciamo: questo sistema entra in funzione rapidamente non appena un agente patogeno accede al nostro organismo dando il via a sintomi fastidiosi che tutti conosciamo come febbre, tosse, naso chiuso, dolori muscolari. «Questo primo attacco si attiva di fronte a qualsiasi minaccia esterna. Pur essendo efficiente, a volte non basta», prosegue Pastorello.
I due sistemi immunitari
Il lavoro più intenso per neutralizzare un’infezione viene svolto invece dal sistema immunitario acquisito. Se il corpo ha già fatto i conti in passato con un virus questa seconda branca del sistema immunitario “se lo ricorda”, e produce anticorpi necessari a quello specifico tipo di infezione. Gli agenti patogeni mai incontrati prima, di cui il sistema immunitario non può avere memoria, richiedono quindi più tempo per la produzione degli anticorpi necessari. La cosa curiosa è che la memoria del sistema immunitario è portentosa: può infatti attivarsi anche a decenni di distanza. Ad esempio i pazienti sopravvissuti alla prima epidemia di ebola in Congo erano ancora immuni all’infezione dopo oltre quarant’anni dal contagio.
Dobbiamo davvero “potenziarlo”?
Da tempo sentiamo molti spot pubblicitari di integratori alimentari ripeterci che dobbiamo potenziare il nostro sistema immunitario. Peccato che l’espressione sia nella migliore delle ipotesi fuorviante. Se rinforzare l’azione del sistema immunitario è un bene, “potenziarlo” è impossibile e in ogni caso non sarebbe una buona idea. Del resto l’unica parte del sistema immunitario che potremmo potenziare è quella innata, che però non sempre è sufficiente a evitare le malattie. E comunque ciò vorrebbe dire solo più febbre e malessere al minimo contagio, ma non una maggiore difesa. C’è poi un altro fattore: il sistema immunitario deve agire con forza, ma solo quando realmente serve. Una risposta eccessiva sarebbe molto pericolosa: «Le malattie autoimmuni, nelle quali una parte sana del corpo viene attaccata dal sistema immunitario perché “scambiata” per un corpo estraneo, sono legate proprio a una sua iperreattività», spiega Pastorello. Non è un caso che queste malattie (tra le quali ci sono l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla) siano molto diffuse nel mondo occidentale, così ossessionato dalla paura delle infezioni da averci spinti a un eccesso di difese.