Ancora oggi un terzo dei pazienti scopre di essere affetto da un tumore in modo casuale. Al contrario, solo per uno su quattro la patologia è stata individuata in fase di screening. Il dato nasce da una recente indagine, dal titolo La Lombardia e la lotta ai tumori: il punto di vista di pazienti e cittadini, realizzata da Ipsos insieme a Salute Donna onlus e alle associazioni pazienti parte del progetto “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” impegnate nell’assistenza dei pazienti affetti oncologici.
Regionalismo differenziato?
Il tema è interessante nel contesto del dibattito sul regionalismo differenziato. Lo studio, che si concentra sulla Lombardia (nella foto l’area accettazione dell’Ospedale Niguarda di Milano), mostra infatti come la sanità lombarda sia promossa da tre quarti dei cittadini della regione così come dalla maggioranza dei pazienti affetti da un tumore che frequentano i suoi centri di eccellenza oncologica, giudicati molto bene sia per presenza che per ampiezza di scelta. «In parte ci attendevamo un simile plauso», ha detto Annamaria Mancuso, presidente Salute Donna durante la conferenza di presentazione. L’eccellenza sanitaria lombarda è infatti una riconferma: le valutazioni positive non scendono mai sotto il 50 per cento e più spesso superano il 60.
Ottime valutazione per la Lombardia
I lombardi danno giudizi ottimi per quanto riguarda l’assistenza oncologica in generale ma in particolare per qualità degli ambienti, disponibilità di attrezzature di ultima generazione, competenza, qualità delle informazioni ricevute, dialogo con gli specialisti, cortesia ed empatia degli operatori. Così non stupisce nemmeno che la maggior parte dei cittadini scelga per curarsi il servizio pubblico (81 per cento), in 9 casi su 10 entro i confini della propria Regione: un dato notevole dal momento che soltanto in Lombardia sono oltre 300mila le persone che convivono con un tumore, con 60mila nuovi casi registrati ogni anno. Del resto la reputazione della competenza del personale medico è il fattore chiave nella scelta della struttura a cui rivolgersi (35 per cento di risposte), mentre solo nel 15 per cento dei casi a determinare la scelta è l’indicazione di uno specialista.