La malattia di Crohn è una patologia infiammatoria cronica intestinale di origine autoimmune, ovvero prodotta da un’attivazione anormale del sistema immunitario a livello intestinale. Causa stati infiammatori alternati a periodi di remissione di uno o più tratti del tubo digerente, dalla bocca all’ano, con diarrea, dolore addominale, perdita di peso, stanchezza, febbre e talvolta dolori articolari e afte orali. «Più frequentemente la malattia colpisce il colon e l’ultima parte dell’intestino tenue, l’ileo», mi ha spiegato a BenEssere Alessandro Armuzzi, gastroenterologo alla Fondazione Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica di Roma. Sono frequenti stenosi, cioè restringimenti della parte di intestino infiammata, ascessi, fistole anali, ulcere.
Terapie e chirurgia
«Alle terapie tradizionali a base di cortisonici e immunosoppressori si sono affiancati i farmaci biologici, che stanno migliorando la qualità di vita dei pazienti». In alcuni casi è necessario anche l’approccio chirurgico. «Il ricorso alla stomia, cioè alla deviazione dell’intestino con la creazione di un ano artificiale sull’addome a cui è collegato un sacchetto per la raccolta delle feci, è generalmente temporaneo e riguarda una minima parte di pazienti», precisa Armuzzi.
Gravidanza? Non è un problema
La buona notizia per le giovani donne, sempre più frequentemente colpite da questa malattia, è che per la gravidanza non ci sono controindicazioni generali: «Dipende dalle condizioni della paziente, anche se è raccomandabile pianificarla quando la malattia è in remissione», conclude il medico. Lo dice anche Alessandra Boiardi, collega e autrice del blog Crohnica.it che ho intervistato sul numero di ottobre di BenEssere: per lei la gravidanza è arrivata cinque anni dopo l’ultima remissione: «I gastroenterologi non me la avevano sconsigliata», mi ha detto. Oggi finalmente, ritrovato il benessere, con la sua piccola Caterina ha grandi progetti: «Voglio ricominciare a viaggiare, mia grande passione, e farlo con lei».