Quando pensiamo alla pertosse ci vengono in mente immagini di un passato lontano, eppure si tratta di una patologia ancora presente in Italia. Malattia infettiva estremamente contagiosa prodotta dal batterio Bordetella pertussis, ogni anno è responsabile di migliaia di contagi al mondo molti dei quali riguardano bambini. Nonostante i meccanismi patogenetici di questa infezione non siano ancora del tutto chiari, sono invece ben note le complicanze: contrariamente al luogo comune, la pertosse non causa solo tossi persistenti e molto debilitanti per i piccoli. Oltre a gravi difficoltà respiratorie ed episodi di apnea, la pertosse può produrre infatti disturbi neurologici, problemi digestivi, disregolazione nella produzione di insulina e diverse sovrainfezioni come polmoniti, broncopolmoniti, otiti, encefaliti che possono portare anche a danni cerebrali permanenti.

Una malattia potenzialmente fatale

Inoltre, se contratta nei primi mesi di vita questa patologia può essere molto grave: da un’analisi condotta nel nostro Paese su 7.102 ricoveri ospedalieri per pertosse in tutte le fasce d’età nel periodo 2001-2014 è emerso che il 63,6 per cento dei pazienti erano bambini di meno di un anno di vita. Per i più piccoli le conseguenze possono essere persino fatali, con una mortalità importante: solo nel Regno Unito tra il 2001 e il 2011 sono stati registrati 48 decessi di bambini con meno di un anno di vita da complicanze della pertosse. Purtroppo anche nei Paesi sviluppati si è assistito, nel corso degli ultimi anni, a un ritorno importante di questa malattia. Ciò richiede il ricorso a un incremento delle vaccinazioni.

La protezione viene dalla mamma

La prima dose è somministrata all’età di tre mesi: prima infatti il sistema immunitario dei piccoli non è ancora in grado di rispondere al vaccino. Ciò significa che i neonati di meno di tre mesi non sono protetti e dunque possono ammalarsi. Per questa ragione la strategia consigliata consiste nel vaccinare la madre durante la gestazione: questa protezione, che copre ovviamente anche la donna, è in grado infatti di trasferirsi al nascituro. Il momento migliore per vaccinarsi è tra la 28esima e la 32esima settimana, quando l’efficacia del vaccino si aggira attorno al 93 per cento. La protezione contro la pertosse è gratuita, in Italia, per tutte le mamme in gravidanza ed è costituita da un vaccino adsorbito, cioè a ridotto contenuto di antigeni, che è contemporaneamente antidifterico, antitetanico e antipertossico. Indagini hanno inoltre confermato a più riprese la sicurezza di questo vaccino, tanto per la donna quanto per il feto. Del resto gli effetti indesiderati sono generalmente lievi: gonfiore nell’area di iniezione, rossore e leggero dolore. Insomma, nessuna ragione per evitare di vaccinarsi.