Secondo i dati dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) lo scorso anno sono state vendute nel nostro Paese un miliardo e 845 milioni di confezioni di farmaci, una media di 30 scatole pro capite. Tra i “best seller”, ormai da diversi anni, ci sono i medicinali contro il reflusso gastroesofageo, le preparazioni per controllare i livelli di colesterolo, gli antibiotici e alcuni integratori alimentari venduti su prescrizione. Il consumo di farmaci è sempre più elevato in tutti i Paesi occidentali anche tra i più giovani, eppure poca attenzione si presta ancora oggi al loro corretto utilizzo. Lo fa notare la stessa Aifa, che da anni pubblica guide destinate a illustrare impiego e conservazione di pastiglie, capsule, supposte e pomate. Ecco un breve vademecum utile a tutti.
Un farmaco scaduto è pericoloso. FALSO. Semplicemente non è più efficace. «La data di scadenza indica soltanto che le prove effettuate secondo standard internazionali hanno dimostrato che fino a quella data il farmaco, se conservato in modo ottimale, non si modifica», mi ha spiegato Alessandro Mugelli, docente di Farmacologia all’Università di Firenze. Pertanto va comunque usato solo entro la data riportata.
I farmaci non vanno conservati in bagno. VERO. È infatti un ambiente troppo umido. Vanno invece conservati a temperatura ambiente, in luoghi asciutti e senza sbalzi di temperatura, lontano da calore e luce e sempre nella confezione originale: «Unica eccezione i farmaci che, come da foglietto illustrativo, vanno conservati in frigo», dice Mugelli. Alcuni farmaci possono scadere rapidamente una volta aperti: «Ad esempio i colliri vanno conservati sotto i 25 gradi e una volta aperti gettati dopo 15 o 30 giorni. Le pomate invece hanno una durata di circa 3-6 mesi dall’apertura mentre le fiale per iniezioni vanno usate subito per non comprometterne la sterilità».
Tutte le pastiglie possono essere divise in due. FALSO. Possono essere divise quelle con incisione guida, ma in questo caso la metà non assunta subito può essere usata al massimo entro 48 ore. «Non vanno assolutamente divise le compresse gastroresistenti e le capsule a rilascio prolungato», dice Mugelli.
I generici hanno gli stessi effetti dei farmaci di marca. VERO. «I farmaci generici, oggi chiamati equivalenti, contengono lo stesso principio attivo e nella stessa quantità del medicinale originale». Pertanto passare da un farmaco di marca a un generico non cambia l’effetto. La differenza può riguardare invece gli eccipienti, sostanze senza funzione terapeutica usate per confezionare le pastiglie. «Se un soggetto è intollerante o allergico a un certo eccipiente, come il lattosio, occorre verificare che questo non sia presente», dice Mugelli, «e questo vale anche per farmaci da banco, parafarmaci e prodotti erboristici».
Non succede nulla se una pastiglia si scioglie un po’ in bocca prima di deglutirla. VERO. È invece falso il contrario. Le pastiglie da sciogliere sotto la lingua (“sublinguali”) non andrebbero deglutite: «Potrebbero non avere efficacia», dice Mugelli. La via sublinguale si utilizza infatti per evitare il metabolismo epatico, con conseguente maggiore rapidità d’azione ed efficacia. «Inoltre uno dei vantaggi di questa tipologia di somministrazione è che si evita la distruzione del farmaco da parte dei succhi digestivi».
Articolo tratto da Diva e Donna, 19 dicembre 2017