In occasione del congresso Asco (American society of clinical oncology), tenutosi lo scorso giugno a Chicago, sono state presentate numerose analisi che fanno emergere significativi dati della pratica clinica reale sui percorsi terapeutici dei pazienti con tumore alla prostata, in particolare tumore metastatico resistente alla castrazione. I dati restituiscono una nuova visione di quale siano i reali percorsi di cura includendo una popolazione più ampia, per età e per possibili comorbilità, rispetto a quelle più ristrette e monitorate degli studi clinici. Oggi abbiamo delle analisi su questa precisa popolazione di uomini, per i quali la scienza non aveva specifiche opzioni di cura prima dell’introduzione della classe delle nuove terapie ormonali, di cui il primo farmaco in Italia è stato abiraterone. «Il farmaco è stato approvato per il trattamento del carcinoma della prostata resistente alla castrazione in uomini adulti con metastasi viscerali oppure ossee piccole, il paziente che noi definiamo oligometastatico», mi ha spiegato Vincenzo Mirone, segretario della Società italiana di urologia, in una recente intervista. «La molecola è stata approvata in prechemio così come dopo chemioterapia».
Il problema della comorbilità
La pratica clinica non solo valida l’efficacia della terapia con abiraterone ma lo fa anche indipendentemente dalle caratteristiche dell’uomo che la segue, ovvero l’uomo medio del mondo reale che spesso presenta comorbilità cardiovascolari, problematiche ossee, problemi neurologici come dolore, fatica e depressione. I dati emersi mostrano come la terapia con abiraterone non solo mantenga la sua efficacia nonostante la presenza di problematiche stabili ma presenti anche un profilo migliore per la qualità della vita dell’uomo in cura.
Nuovi approcci farmacologici
Nel carcinoma della prostata gli ormoni sessuali maschili (gli androgeni), in particolare il testosterone, giocano un ruolo fondamentale, perché stimolano e alimentano la crescita delle cellule tumorali prostatiche. Il testosterone è prodotto circa per il 90 per cento dai testicoli, mentre il restante 10 per cento proviene dal surrene. Abiraterone acetato è un inibitore potente, selettivo e irreversibile dell’enzima Cyp17 ed è il primo farmaco in grado di bloccare la produzione di testosterone nei testicoli, nelle ghiandole surrenali e anche nelle cellule tumorali-prostatiche in qualunque sede. Numerosi studi con abiraterone acetato hanno dimostrato una significativa attività antitumorale in pazienti con tumore della prostata resistente alla castrazione, sia pretrattati con chemioterapia che in fase post-Adt, quando la chemioterapia non è ancora clinicamente indicata.