La salute generale passa dalla respirazione, ma per mantenere una buona funzionalità respiratoria occorre esercizio fisico: per questo gli pneumologi suggeriscono di praticare 30 minuti di attività fisica moderata per almeno cinque giorni alla settimana, ad esempio camminando a un ritmo di circa 5 chilometri all’ora. Nel corso dell’attività fisica, quando i muscoli lavorano di più, l’organismo consuma infatti più ossigeno e produce una maggiore quantità di anidride carbonica. Per soddisfare questa necessità supplementare, la respirazione deve aumentare dai 15 respiri al minuto (12 litri d’aria) dell’attività a riposo fino a circa 50 volte al minuto (100 litri d’aria) in fase di esercizio.
Attenzione al fumo
Ma non basta correre: il nemico numero uno della salute respiratoria resta il fumo. Alcuni anni fa uno studio presentato al meeting annuale delle Pediatric Academic Societies (Usa) aveva dimostrato addirittura che i bambini che crescono in famiglie di fumatori mostrano un rischio elevato di ricovero ospedaliero. Più di recente uno studio pubblicato da Clinical Science ha mostrato che i fumatori traggono minor beneficio dai broncodilatatori utilizzati per la terapia sintomatica di alcune patologie polmonari: i loro polmoni sarebbero infatti meno capaci di reagire positivamente a questi farmaci. Del resto smettere di fumare, anche dopo anni di sigarette, produce benefici immediati e altri più diluiti nel tempo. Già dopo poche ore dall’ultima sigaretta i battiti cardiaci e la temperatura corporea di piedi e mani si normalizzano mentre dopo 12 ore aumenta la concentrazione di ossigeno nel sangue e il monossido di carbonio nei polmoni cala drasticamente.
L’aria di montagna
C’è poi il fattore allergeni e inquinamento: uno studio pubblicato dal World Allergy Organization Journal ha sottolineato la rilevanza di molti fattori, accanto all’inquinamento, nello sviluppo di patologie respiratorie, non soltanto nei bambini. «Oltre all’inquinamento dovuto alle emissioni industriali e dei mezzi a motore», spiegano gli autori, «l’aumento di patologie respiratorie può essere spiegato solo con i grandi mutamenti nell’ambiente in cui viviamo». È per questo che si stanno alzando appelli all’utilizzo di soggiorni terapeutici in luoghi non inquinati. Tra tutti, la montagna riveste un ruolo di primo piano: purezza dell’aria, bassi tassi di inquinamento anche nell’ordine del 70-80 per cento in meno rispetto alle grandi città, pollini e acari su valori costantemente trascurabili o assenti, umidità dell’aria spesso ridotta e continuo ricambio d’aria sono le caratteristiche principali dei microclimi montani.