È di queste ora la notizia che AstraZeneca ha annunciato di aver avviato il ritiro mondiale del suo vaccino contro il Covid-19. L’azienda ha giustificato la decisione riferendosi a un’eccedenza di vaccini aggiornati disponibili, tuttavia a fine aprile aveva ammesso per la prima volta che Vaxzevria può causare trombosi come rarissimo effetto collaterale. Come per tutti i farmaci, si tratta di rare evenienze che mostrano come uno stesso principio attivo possa dare risposte diverse da soggetto a soggetto. Proprio in questo contesto è interessate un recente studio, condotto invece sul vaccino Pfizer-Biontech, che chiarisce come alcuni soggetti con determinate varianti genetiche producono differenti quantità di anticorpi diretti contro l’antigene del coronavirus SARS-CoV-2, determinando risposte diverse tra loro.

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Risposte individuali ai vaccini

Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori italiani e pubblicato in open access su Communications Medicine, ha valutato la correlazione tra milioni di varianti genetiche e i livelli anticorpali nel siero di soggetti vaccinati contro il Covid-19, a 30 giorni di distanza dalla vaccinazione. Sin dall’inizio della campagna vaccinale si era osservata infatti una differenza sostanziale nelle quantità di anticorpi prodotti dai soggetti vaccinati: genetisti e immunologi si sono subito chiesti a cosa fosse dovuta tale differenza.

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Le dinamiche genetiche

«Come per la maggior parte dei farmaci, così anche per i vaccini, ogni individuo può rispondere in maniera più o meno efficace e questo è dovuto almeno in parte alla costituzione genetica individuale», ha spiegato Francesca Colombo, ricercatrice del Cnr che ha guidato lo studio, condotto su 1.351 soggetti. «Abbiamo scoperto che una particolare regione del genoma, sul cromosoma 6, era significativamente associata ai livelli anticorpali», aggiunge Martina Esposito, prima autrice. In questa specifica regione genomica sono presenti dei geni che codificano per alcune molecole presenti sulla superficie cellulare, coinvolte nei meccanismi di risposta immunitaria. Tali geni sono molto variabili ed esistono differenti combinazioni: «Il nostro studio ha evidenziato che alcune di queste erano associate a livelli di anticorpi più alti, mentre altre a livelli più bassi, spiegando quindi le differenze nella risposta alla vaccinazione».

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Vaccinazioni di precisione

I risultati della ricerca confermano in parte quelli già riportati da un gruppo inglese che ha condotto una simile su soggetti ai quali era stato somministrato il vaccino prodotto da AstraZeneca.  Studi come questi aprono nuove strade verso quella medicina di precisione di cui si parla sempre più spesso: anche nell’ambito dei vaccini, la conoscenza delle basi genetiche di una risposta più o meno efficace potrebbe consentire una campagna vaccinale più mirata, soprattutto per i soggetti più fragili. E forse potrebbe consentire di comprendere le dinamiche alla base di quelle rarissime eventualità infauste che, tuttavia, non devono mettere in dubbio l’efficacia e l’utilità delle vaccinazioni.