Le donne in gravidanza e le neomamme italiane aderiscono per il 22 per cento alla vaccinazione per il Covid-19, per il 33 per cento a quella per l’influenza, per il 42 per cento a quella per tetano, difterite, pertosse. Risultati discreti, ma sicuramente migliorabili, quelli che emergono dall’indagine condotta su 300 donne da Fondazione Onda nei reparti di ginecologia e ostetricia degli ospedali Bollino Rosa.

Gravidanza: e le vaccinazioni?

La prevenzione vaccinale in gravidanza è un aspetto importante a tutela della salute della donna e del bambino su cui occorre continuare a lavorare per accrescere la consapevolezza. A queste conclusioni sono giunti i relatori convegno La vaccinazione in gravidanza. L’importanza della prevenzione primaria svoltosi oggi in Senato, durante il quale sono stati presentati questi dati. Da quanto emerge, il tema della prevenzione primaria in gravidanza è oggi quasi esclusivamente associato dalle intervistate all’esecuzione di test genetici e screening prenatali, a uno stile di vita sano e all’effettuazione di regolari controlli clinici, molto meno al concetto di vaccinazione.

Le donne vogliono essere informate

Le future o neomamme che si vaccinano lo fanno con lo scopo di proteggere la salute del bambino (nel 53 per cento dei casi), spesso su suggerimento del medico (37 per cento). Inoltre dall’indagine appare chiaro inoltre come il 92 per cento delle donne desideri ricevere informazioni sulle vaccinazioni in gravidanza da parte delle figure sanitarie, che assumono anche sotto questo profilo un ruolo chiave.

Informazione e accessi rapidi

«Emerge quindi fondamentale la necessità di incrementare l’awareness sui vaccini disponibili in gravidanza, trattando il tema come parte integrante della prevenzione primaria e sensibilizzando soprattutto sugli alti rischi associati alle patologie e sui bassi rischi delle vaccinazioni», ha spiegato Francesca Merzagora, presidente di Fondazione Onda. «Occorre inoltre accrescere l’adesione vaccinale con il coinvolgimento delle istituzioni e dei professionisti della salute, in particolare i ginecologi che devono essere in grado di informare, rassicurare e motivate». Ma non solo: è necessario semplificare l’accesso alle vaccinazioni, facilitando l’iter di prenotazione e riducendo i tempi di attesa. «Sarebbe utile offrire la possibilità di effettuare i vaccini vicino alla residenza o nello stesso luogo in cui si erogano altre visite ed esami, così da poterli eseguirle contestualmente».

Quali malattie si possono prevenire?

Del resto sono molte le patologie per le quali esistono vaccini sicuri ed efficaci in gravidanza: influenza, pertosse, difterite, tetano, Covid-19 e infezioni da virus respiratorio sinciziale. «Quest’ultimo», aggiunge Roberta Siliquini, presidente della Società italiana di igiene, «è poco noto ma è estremamente diffuso e causa un importante numero di ricoveri ospedalieri anche nei primi mesi di vita. Eppure anche contro questo patogeno abbiamo a disposizione vaccini e anticorpi monoclonali».

La situazione sul territorio italiano

L’indagine è stata condotta nel contesto di una mappatura che ha coinvolto un campione di 210 strutture con il Bollino Rosa che hanno al loro interno un reparto di ginecologia e ostetricia. Nella maggioranza dei casi, le vaccinazioni in gravidanza sono rimandate al territorio: 118 ospedali infatti non erogano il servizio internamente e di questi 22 non predispongono materiale utile a fornire informazioni su dove recarsi per accedere al servizio vaccinale. Dei 92 ospedali che offrono direttamente un servizio di vaccinazione, invece, la maggioranza dispone anche di un ambulatorio dedicato alle donne in gravidanza.