La medicina generale rappresenta una delle aree a maggiore criticità del Sistema sanitario nazionale. Il Pnrr punta sull’assistenza territoriale e il ruolo dei medici di medicina generale pare quindi destinato a trasformarsi. In questo scenario la telemedicina e le innovazioni tecnologiche digitali sarebbero, a detta di alcuni, una possibilità per migliorare la pratica quotidiana della medicina generale.

Più interesse da parte dei medici

L’interesse da parte di osservatori, cittadini e medici stessi nei confronti della telemedicina è aumentato, complice naturalmente la pandemia. Secondo i dati dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, pubblicati a maggio 2022, fino all’inizio del 2020 tale interesse era limitato, mentre con l’emergenza Covid la telemedicina ha guadagnato posizioni prioritarie nelle agende delle direzioni strategiche delle aziende sanitarie. Ma quanto può essere una risposta alle criticità espresse dai medici di famiglia italiani?

I MMG hanno bisogno di assistenti

«Il problema degli eccessivi carichi di lavoro dei colleghi», mi ha spiegato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, «non si risolve con la tecnologia. Il vero problema dei medici di medicina generale italiani è che lavorano da soli, a differenza di quanto capita all’estero: pochissimi possono contare su infermieri o segretari». La telemedicina sarà pertanto un’opportunità solo quando il lavoro quotidiano del medico potrà essere razionalizzato grazie all’affiancamento di personale di supporto. «Se il medico non riesce a dare riscontro ai suoi pazienti in tempi rapidi non è perché manca la telemedicina: semplicemente non ha nessuno che svolga al posto suo mansioni di cui è costretto a occuparsi direttamente». Insomma, la telemedicina non è la panacea di ogni male.

Quali tecnologie impiegare?

L’individuazione delle tecnologie che sono e saranno adottate per integrare la telemedicina nell’ambulatorio medico è un problema che va risolto con grande senso pratico: «Servono tecnologie in grado di semplificare il lavoro, rispondendo a esigenze reali. Non devono cioè essere strumenti di nicchia, ma tecnologie semplici come quelle usate da tutti, tutti i giorni». Non decolleranno quindi piattaforme estremamente complesse, difficili da capire: «La telemedicina sarà tanto più sviluppata quanto più sarà stimolata dalle necessità reali, come è capitato con la pandemia», aggiunge Cricelli.

Il ricambio generazionale 

C’è poi il tema generazionale: «La maggior parte dei medici di medicina generale oggi in attività è entrata in servizio tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta», dice il presidente Simg. «Si tratta di una popolazione che ha imparato a usare il computer in età adulta: sono professionisti che sanno usare mail, messaggistica e che hanno in ultimo imparato a usare il Fascicolo sanitario elettronico». Tuttavia sono persone non ancora abituate alle innovazioni tecnologiche più recenti: è ovvio quindi una certa resistenza da parte di alcuni.

L’articolo completo sul blog di Lami

Pubblicità