25mila i nuovi casi l’anno e più di 313mila italiani che attualmente convivono con il tumore della vescica, chiamato più propriamente carcinoma uroteliale, quinto tumore più diffuso in Italia, il quarto nella popolazione maschile. È un tumore subdolo e poco noto, la cui sintomatologia è sovente sottovalutata dai pazienti e dagli stessi medici. Eppure almeno un segnale andrebbe colto: la presenza visibile di sangue nelle urine (ematuria), che dovrebbe spingere a recarsi dal medico per giungere a una diagnosi tempestiva. Altri sintomi comprendono uno stimolo frequente e l’urgenza di urinare, bruciore, dolore pelvico e dolore alla schiena, tutti disturbi che però – a differenza del sangue nelle urine – sono aspecifici e potrebbero dunque essere sottovalutati.

Che cos’è il carcinoma uroteliale

Il paziente tipo ha un’età compresa tra 50 e 70 anni ed è spesso un fumatore, dal momento che il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio anche per il tumore della vescica. Fortunatamente oggi il 60 per cento dei pazienti al momento della diagnosi presenta una malattia allo stadio iniziale. «Il carcinoma uroteliale è una neoplasia maligna che ha origine dall’urotelio, la tonaca mucosa che tappezza la vescica e le alte vie urinarie», ha spiegato Giario Conti, segretario nazionale della Società italiana di urologia oncologica a margine della presentazione della campagna Fermati al rosso. Tumore della vescica: un segnale può salvarti la vita, promossa dall’associazione Palinuro, Pazienti liberi dalle neoplasie uroteliali e tenutasi ieri a Milano. «La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è di circa l’80 per cento negli uomini, 78 per cento nelle donne, dato dovuto al fatto che due terzi delle forme non hanno invaso la tonaca muscolare e hanno quindi un decorso più favorevole».

L’immonoterapia e gli altri progressi

Il carcinoma uroteliale comprende infatti due forme: muscolo-invasivo e non muscolo-invasivo, di cui solo il primo invade la tonaca muscolare. L’inter terapeutico è complesso e lungo, segnato spesso da recidive. Tuttavia in questi ultimi anni le cose stanno cambiando grazie all’innovazione terapeutica e chirurgica e a un’attenzione maggiore alla qualità di vita nel post-operatorio: «Un paziente con carcinoma uroteliale muscolo-invasivo o metastatico, circa il 20 per cento dei casi totali, riceve la chemioterapia», spiega Patrizia Giannatempo, oncologa presso l’Istituto dei tumori di Milano. «Ma per chi non è candidabile a questo trattamento vi sono diverse opzioni all’interno di protocolli clinici, tra cui l’immunoterapia che riattiva la competenza del sistema di difesa immunitario a riconoscere le cellule maligne e ucciderle».

Chirurgia e post-operatorio

Sono inoltre disponibili anche altri farmaci sempre più specifici ed efficaci, anche in combinazione con i trattamenti chirurgici locali e combinati di radioterapia. A oggi lo standard chirurgico è rappresentato dalla cistectomia, cioè l’asportazione della vescica: si tratta di un intervento che ha un forte impatto psicologico dal momento che può produrre incontinenza urinaria e, negli uomini, deficit erettile.

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Un video per sensibilizzare

Per sensibilizzare sull’importanza della diagnosi precoce in presenza di sangue nelle urine, Palinuro ha promosso la realizzazione di uno spot, dal titolo Fermati al rosso, in cui un dinamico cinquantenne inizia la giornata scoprendo una goccia di sangue nelle urine. Non sembra però dare troppa importanza all’accaduto, e così esce per un appuntamento di lavoro. Tuttavia un semaforo rosso lo blocca e gli fa tornare in mente quel segnale che poco prima aveva tentato di ignorare. Così, all’improvviso, capisce che non ha tempo da perdere e decide di cambiare strada.