In Italia il 23 per cento delle donne oltre i 40 anni e il 14 per cento degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi, una condizione che causa estrema fragilità ossea. I numeri sono in continua crescita, soprattutto in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita: in generale si stima che nel nostro Paese la patologia colpisca circa 5 milioni di persone, di cui l’80 per cento sono donne in post menopausa. Ovviamente le conseguenze di questa patologia sono gravi tanto sul piano personale che sociale, in termini di disabilità, costi per la collettività e persino mortalità. Il rischio di morte dopo una frattura del femore – la più diffusa tra quelle causate da osteoporosi – è del 5 per cento nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25 per cento a un anno.

Quando si rompe una vertebra

Raramente però si parla di quanto questa condizione incida anche sulla colonna vertebrale: la fragilità ossea riguarda anche le singole vertebre. «L’osteoporosi causa una rarefazione della struttura ossea, provocando cedimenti delle singole vertebre», mi ha spiegato in un’intervista Fabrizio Giudici, chirurgo ortopedico specialista in chirurgia vertebrale all’Istituto Galeazzi di Milano. «Un fattore scatenante, come un banale movimento o il sollevamento di un peso, può dare origine al fenomeno». Con il cedimento vertebrale da osteoporosi di fatto la vertebra colpita si schiaccia, determinando una particolare forma di frattura. In base alla gravità dello schiacciamento e al dolore avvertito dal paziente si scelgono diversi tipi di trattamento: «In genere si parte dall’utilizzo di corsetti rigidi o semirigidi che consentono di ripristinare la funzione e la corretta posizione della vertebra. Quando il cedimento è maggiore, così come il dolore, si procede a un intervento di cementazione della vertebra, o vertebroplastica, eseguito in anestesia generale iniettando una sostanza che restituisce massa alla vertebra colpita». Normalmente le vertebre più colpite sono quelle dorso-lombari e in particolare la D11, la D12 e la L1, ovvero quelle che sopportano il carico maggiore. Quanto all’incidenza, ovviamente i più colpiti sono i pazienti anziani anche se disturbi pregressi (in particolare endocrini) possono predisporre all’osteoporosi anche in soggetti giovani.