Patologia del muscolo cardiaco caratterizzata da una dilatazione, in particolare dei ventricoli, la cardiomiopatia dilatativa è una condizione causa di insufficienza e, in alcuni casi, aritmie gravi. «Un cuore dilatato ha minore capacità di pompare il sangue», mi ha spiegato Luca Di Marco, cardiochirurgo al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna a margine dell’intervista a un paziente affetto da questa condizione, uscita su BenEssere di novembre. «La malattia compare più frequentemente nei soggetti di età compresa tra i venti e i cinquant’anni», prosegue lo specialista. Ogni anno si stima che circa 5-8 soggetti su 100mila ne sono colpiti. Come nel caso del paziente di cui ho raccontato la storia, spesso prima di arrivare a un trapianto si affrontano terapie che possono non dare i risultati sperati. «A volte non è possibile conoscerne la causa mentre in alcuni casi possono essere presenti mutazioni genetiche oppure la patologia può essere secondaria a infezioni, abuso di alcol o stupefacenti o uso di alcuni chemioterapici, oppure a una cardiopatia ischemica e a ipertensione», conclude Di Marco. Nelle fasi terminali della malattia refrattaria alle terapie il trapianto è l’opzione ottimale. Data la carenza di donazioni oggi l’impianto di speciali dispositivi, i cosiddetti “cuori artificiali”, sta diventando sempre più frequente in alternativa al trapianto oppure in attesa di un organo disponibile.
cardiologia, trapianti d'organo
Cos’è la cardiomiopatia dilatativa?
