Sono circa 6 milioni gli italiani affetti da ricorrenti crisi di emicrania, patologia che tuttavia è ancora poco conosciuta e adeguatamente trattata. «È stata considerata fino a oggi una condizione clinica caratterizzata dalla comparsa di crisi con frequenza e durata variabili», ha detto Elio Agostoni, presidente dell’Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee (Anircef), in un intervento a Milano in occasione della Giornata nazionale del mal di testa, lo scorso maggio. «Nell’opinione pubblica infatti non è stato pienamente acquisito il concetto di malattia emicranica». Non parliamo infatti di un sintomo, ma di una vera condizione patologica: caratterizzata da attacchi di dolore tipicamente pulsante e spesso unilaterale, l’emicrania si associa spesso a nausea e ipersensibilità a luce, suoni e odori. Nel 90 per cento dei casi dolore e disturbi correlati non consentono ai pazienti di lavorare o svolgere le normali attività quotidiane.
Un danno sociale
Secondo gli studi, l’emicrania colpisce in particolare tra i 35 e i 45 anni e cioè nella fase della vita in cui siamo al massimo della nostra produttività. Non è un caso che siano addirittura 16,8 l’anno per le donne e 13,6 per gli uomini le giornate di lavoro perse per colpa di questa forma di mal di testa che del resto l’Organizzazione mondiale della sanità ha posto tra le prime dieci cause di periodi di vita vissuti con disabilità. Il tutto ha chiaramente anche un impatto economico: il costo annuale per ogni paziente è pari a 4.352 euro, di cui un 36 per cento prodotto da perdite di produttività. «Nonostante vivano in condizioni fortemente invalidanti», ha detto Piero Barbanti, responsabile dell’Unità per la cura e la ricerca su cefalee e dolore presso l’Istituto San Raffaele Pisana di Roma, «le persone che soffrono di emicrania si sforzano di essere produttive, ma hanno bisogno di migliorare la gestione dei sintomi e di avere maggiore comprensione da parte di parenti e amici, oltre che dei colleghi di lavoro. Solo così possono raggiungere il loro pieno potenziale e non sentirsi stigmatizzate quando si assentano dal lavoro».
La stanza anti-emicrania
Per aiutare i pazienti a migliorare la gestione della patologia in ambiente professionale, Novartis ha sviluppato la Migraine Relief Room (foto): un prototipo di spazio studiato per alleviare i sintomi e il dolore realizzabile nelle aziende a costi accessibili. Presentata ad aprile in occasione della Design Week di Milano, la stanza è un ambiente accogliente, protettivo e in grado di fornire sollievo grazie a toni neutri che riducono le stimolazioni visive, una seduta regolabile per assumere la posizione più confortevole e contrastare gli attacchi di nausea, una tenda oscurante e luci regolabili a distanza per rispondere alla fotofobia senza doversi muovere, una tenda trasparente per trovare sollievo guardando oltre la finestra, un angolo cucina con microonde, tazze e frigo per permettere l’idratazione con bevande calde o fredde, una libreria che raccoglie coperte e cuscini di materiali e consistenze diverse per trovare confort e un tappeto soffice per stare a piedi nudi o sdraiarsi a terra.
L’articolo completo su Salute in famiglia, 4/2019