Qual è la prima ragione che spinge gli italiani a rivolgersi al gastroenterologo? La sindrome dell’intestino irritabile. Disturbo comunissimo che causa dolore addominale e irregolarità nel modo di scaricarci – con diarrea, stitichezza o entrambe alternate – questa condizione ha però cause ancora poco note: nonostante studi chiamino in causa fattori neurologici e a una flora batterica intestinale (microbiota) anomala, non esiste una risposta certa. Quel che è sicuro è che gli esami diagnostici, come la colonscopia, non aiutano se non a escludere altre patologie: nulla infatti appare patologico. C’è però una categoria di persone che corrono un rischio maggiore di sviluppare la sindrome: i celiaci, colpiti dalla condizione anche cinque volte più frequentemente anche quando seguono una dieta senza glutine.

Il legame tra celiachia e ibs

La ragione? Principalmente una carenza di alcuni batteri nel microbiota intestinale. Non a caso un recente studio condotto da Ruggiero Francavilla, pediatra gastroenterologo all’Ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, e Maria De Angelis, associato all’Università degli studi di Bari Aldo Moro, ha dimostrato gli effetti positivi di un nuovo probiotico multiceppo, composto cioè batteri diversi (lattobacilli e bifidobatteri). «L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare efficacia e sicurezza di questa miscela composta da tre bifidobatteri e due lattobacilli in pazienti con malattia celiaca e con sintomi di sindrome dell’intestino irritabile nonostante una dieta priva di glutine», hanno spiegato gli autori. In totale sono stati presi in esame 109 pazienti celiaci da almeno due anni: i pazienti che hanno assunto il probiotico hanno mostrato un miglioramento dei sintomi rispetto a pazienti che avevano assunto un placebo.

L’articolo completo su Salute in famiglia, 3/2019