I suoi primi sintomi possono essere interpretati erroneamente come influenza, ma può portare alla morte entro ventiquattro ore: la malattia meningococcica invasiva può colpire a tutte le età. Due categorie di persone sono però a maggior rischio: da un lato ci sono i bambini di età inferiore a cinque anni, dall’altro gli adolescenti, le cui abitudini sociali (come la frequentazione di ambienti comunitari chiusi e la condivisione di bevande, bicchieri e altri oggetti) sono causa di un elevato tasso di colonizzazione nasofaringea da parte dell’agente patogeno, il batterio Neisseria meningitidis.

I danni psicofisici sui sopravvissuti

Malgrado la terapia antibiotica, il 5-10 per cento per cento delle persone colpite da malattia meningococcica invasiva muore. Sebbene il primo picco di incidenza si verifichi tra i bambini di età inferiore ai cinque anni, il tasso di mortalità più alto riguarda proprio gli adolescenti. In 1-3 casi su dieci i ragazzi che sopravvivono riportano disabilità fisiche e mentali significative. Del resto, fino a un quarto degli adolescenti colpiti possono essere portatori asintomatici del batterio. «Sono pertanto due i fattori che impongono la vaccinazione degli adolescenti», mi ha spiegato Paolo Bonanni, direttore Scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva dell’Università di Firenze, in un’intervista su AboutPharma: «da un lato letalità e alto rischio di conseguenze cliniche sui sopravvissuti, dall’altro il ruolo di diffusore che gli adolescenti rivestono nella propagazione dell’infezione». Solo nel 2016, in Italia sono stati segnalati 232 casi, con un’incidenza pari a 0,38 casi per 100mila. Il dato si mantiene elevato fino alla fascia 15-24 anni per diminuire solo dai 25 anni in su.

Il vaccino? Assolutamente sicuro

Tipicamente quattro aree sono colpite dalla malattia: uditiva, visiva, neuromotoria e cognitiva. «I danni più frequenti sono sordità o ipoacusia, danni alla vista e al sistema nervoso con possibili paralisi e deficit cognitivi. Non sono poi rari», prosegue Bonanni, «i danni renali e i casi di sepsi che possono condurre a gangrena, con la necessità di amputare alcuni o tutti gli arti. Non dimentichiamo le conseguenze sul piano psicologico, con lo sviluppo di disturbi ansiosi e di stati di affaticabilità cronica, e quelle sociali e familiari». Ovviamente il vaccino è l’unica arma di prevenzione valida. Il dibattito infinito su questo tema ha portato a interrogarsi sulla loro presunta pericolosità. Anche il vaccino anti-meningococco B vanta una sicurezza ormai data per accreditata. Gli unici disturbi che può produrre sono limitati ai giorni successivi all’iniezione, come per tutti i vaccini, e sono di lieve entità: dolore locale, febbre normalmente di grado modesto e poco altro.