La risonanza magnetica è una tecnica diagnostica introdotta verso gli inizi degli anni Ottanta, oggi impiegata in varie specialità, mediante la quale è possibile acquisire immagini di organi e tessuti interni in tre dimensioni, grazie ai processi biochimici a livello atomico e a un campo magnetico generato attorno al corpo del paziente. Nel corso dell’esame, come è noto, il paziente è steso all’interno della macchina, che di fatto è un enorme magnete a forma di tubo entro il quale resta immobile per tutta la durata della procedura (tra i 30 e i 40 minuti). L’esame non è doloroso o invasivo, ma in alcuni pazienti può essere causa di qualche disagio legato all’immobilità e alla claustrofobia. Un’altra fonte di fastidio sono spesso i forti rumori prodotti dalla macchina durante il funzionamento. Per rimediare, di solito sono forniti cuffie o tappi per le orecchie.

Ansia, rumori e claustrofobia

Va detto che oggi il disagio della claustrofobia è maggiore nella risonanza magnetica ad alto campo (a tunnel) ma minore nelle nuove apparecchiature aperte (a basso campo). In ogni caso è importante che chi soffre di forme gravi di claustrofobia o ansia, o di disturbi psichiatrici o neurologici segnali il problema agli operatori di radiologia: in alcuni casi può essere utilizzata una sedazione farmacologica. Un piccolo fastidio è anche legato a una certa sensazione di calore in alcune parti del corpo, a percezione di pulsazioni o a contrazioni involontarie di alcuni muscoli: tutti problemi di lieve entità, che rientrano nella norma e che non devono preoccupare.

Il personale è sempre disponibile

Se questi disturbi, così come la claustrofobia, dovessero rivelarsi importanti e insuperabili, durante l’esecuzione della procedura è sempre possibile avvertire il personale per mezzo di un telecomando fornito al paziente: premendolo, gli operatori possono essere avvertiti e interrompere l’esame. Del resto il personale che manovra l’apparecchiatura ha sempre sotto controllo il paziente (lo osserva attraverso un vetro o per mezzo di telecamere) e dunque ha modo di intervenire tempestivamente.

Leggi l’articolo completo su SapereSalute.it.