Bimbi che durante i primi anni di vita si risvegliano frequentemente durante la notte o che fanno fatica ad addormentarsi: un problema che tocca moltissimi genitori. Anche quella infantile è una forma di insonnia a tutti gli effetti, anche se nel bambino ha caratteristiche diverse rispetto a quella dell’adulto. Si calcola che proprio fino ai tre anni il 20 per cento dei bimbi presenti disturbi del sonno. La casistica dice che i più colpiti sono primogeniti e figli unici, bambini allattati al seno e quelli che dormono nel lettone insieme ai genitori. In genere la causa è psicologica e comportamentale, raramente è di natura organica: tra queste ultime il reflusso, i disturbi dell’orecchio, l’asma e perfino le dermatiti. Teniamo presente che se dormire bene è fondamentale per tutti, lo è a maggior ragione per i piccoli: è infatti durante il sonno che viene secreta la somatotropina, l’ormone della crescita. Questo significa che un bambino che dorme bene è destinato a sviluppare meglio le proprie potenzialità psicofisiche.
Attenzione agli stimoli eccessivi
Soprattutto oggi i bambini, fin da piccolissimi, sono sottoposti a tanti stimoli: giochi, televisione, pc e tablet, videogiochi. Per questo i pediatri consigliano di creare una routine per le ore serali e un ambiente sereno e tranquillo in cui gli stimoli vengano man mano ridotti. In altre parole è importante che il bambino impari le abitudini connesse al momento dell’andare a letto. Ma sei i risvegli sono notturni? Il più comune errore, nei più piccoli, è quello di offrir loro il seno ogni volta che piangono a prescindere da quanto tempo è passato dall’ultima poppata. Al contrario sarebbe opportuno dar loro da mangiare di notte solo quando dall’ultimo pasto sono trascorse almeno tre ore. Per questo la prima regola per un buon sonno è che le mamme ascoltino le vere esigenze del bambino: solo così possono essere sicure di comprendere la ragione del suo pianto notturno.
Articolo tratto da Salute del sonno (inserto di Sette, Corriere della Sera), 18 novembre 2016