Caratterizzata da un intensissimo dolore su un solo lato della testa, la cefalea a grappolo causa uno o più attacchi al giorno di durata tra i 15 minuti e le 3 ore per periodi che vanno da alcune settimane ad alcuni mesi. Le crisi di dolore tendono a presentarsi sempre agli stessi orari e negli stessi periodi dell’anno: «La causa non è nota», mi ha spiegato Francesco Pierelli, presidente della Società Italiana per lo studio delle cefalee (Sisc) a margine di un’intervista che Luca Bonventre, presidente di Ouch Italia, mi ha rilasciato per BenEssere (in edicola sul numero di settembre). «Si ritiene tuttavia che sia coinvolto l’ipotalamo, non a caso l’orologio che controlla le funzioni del nostro corpo». L’associazione, che raggruppa pazienti come lui affetti da questa condizione, ha rappresentato per Luca la via d’uscita all’incubo: «È anche grazie agli altri pazienti che ho capito l’importanza di non farsi condizionare da una malattia che spesso porta a separazioni o a perdere il lavoro».

Farmaci e… dieta

Patologia tipicamente maschile, è spesso sottodiagnosticata: «Viene talvolta scambiata per una nevralgia del trigemino», dice Pierelli. Il dolore colpisce soprattutto attorno all’orbita di un occhio: «Il paziente non riesce a stare a letto, è nervoso e irritabile». La diagnosi si basa sui sintomi, anche se una risonanza magnetica è comunque consigliata. «I farmaci più efficaci sono i triptani iniettati sottocute, che arrestano l’attacco», prosegue il neurologo. «Il loro abuso però può causare problemi, pertanto quando gli attacchi sono numerosi si preferisce una terapia di profilassi che manda in remissione la malattia anche a lungo». Molti pazienti trovano giovamento anche dall’inalazione di ossigeno e dalla profilassi con la dieta chetogenica, che abolisce zuccheri e carboidrati: «Impiegata originariamente nei bambini epilettici», conclude il neurologo, «ha dimostrato efficacia anche nella cefalea a grappolo».