Un milione: tante sono le persone alcoldipendenti in Italia. Il consumo di alcolici è correlato a circa 60 tipi di patologie psichiatriche e internistiche mentre sono 22 i miliardi in termini di costi a carico della collettività, senza contare le conseguenze sociali: violenze, divorzi, disagio familiare e lavorativo oltre alle sempre più numerose vite perse in incidenti stradali. Ancora oggi l’approccio è fondato sull’educazione all’astensione, ma non è sempre efficace. Una soluzione alternativa è la cosiddetta soft therapy, adottata inizialmente presso il Day hospital di psichiatria e farmacodipendenze del Policlinico Gemelli di Roma e attualmente utilizzata anche in diversi altri centri. Essa non prevede l’eliminazione totale e immediata dell’alcol dalle abitudini del paziente ma piuttosto la sua progressiva riduzione. Ciò è garantito dai tre interventi simultanei su cui l’approccio si basa: la somministrazione di nalmefene, unico farmaco disponibile in Italia con l’indicazione per la riduzione del consumo di alcol in pazienti ad alto rischio, la terapia riabilitativa di gruppo e i colloqui individuali con il medico orientati alla riduzione del consumo. Finora i dati parlano di percentuali prossime al 100 per cento di successi.

Dai geni, contro l’alcolismo

Ma oggi nuove speranze vengono anche dalla terapia genica: è quanto emerge da uno studio apparso su Human Gene Therapy e condotto da studiosi dell’Università del Cile e della North Carolina (Usa). La ricerca apre la strada alla possibilità di curare la dipendenza da alcol replicando, nei soggetti alcolisti, la predisposizione biologica delle popolazioni asiatiche verso l’intolleranza all’alcol. Gli studiosi sono partiti da questa condizione molto diffusa in Asia, dove la popolazione mostra una minore concentrazione nel fegato dell’enzima alcol deidrogenasi in grado di smaltire le molecole di alcol. Questa condizione determina un accumulo di acetaldeide che provoca tachicardia, nausea e malessere. Ciò spiega perché in Cina, Giappone o Thailandia tendenzialmente si beva meno: le persone reggono meno l’alcol e quindi ne stanno alla larga. Questa inoltre è la ragione della scarsa tendenza all’alcolismo un po’ in tutta l’Asia.

Verso una terapia genica?

Partendo da queste premesse, gli scienziati hanno cercato di dimostrare come, grazie alla terapia genica, è possibile eliminare l’enzima. Finora gli esperimenti in vitro hanno messo in evidenza che, con la terapia genica, è possibile ridurre la quantità di questo enzima del 90 per cento. Tutto ciò potrebbe rappresentare un passo in avanti nella terapia dell’alcolismo? Forse sì. In effetti la soppressione dell’enzima alcol deidrogenasi rende il consumo di alcol spiacevole e ciò dovrebbe aiutare combattere la dipendenza eliminando il piacere dell’assunzione, alla base di qualsiasi dipendenza.