Le patologie neurologiche comportano spesso difficoltà nutrizionali. Non solo la qualità dei cibi, ma anche la loro consistenza rappresenta un aspetto fondamentale. Caratteristica di molti pazienti neurologici è infatti la disfagia, ovvero la difficoltà alla deglutizione, disturbo che richiede un approccio multidisciplinare. Attualmente si stima un tasso di incidenza del danno disfagico in pazienti neurologici in una percentuale tra il 30 e il 55 per cento. Sintomo comune a quadri clinici diversi, la disfagia è in particolare presente in pazienti che hanno subito ictus cerebrali, ischemie, emorragie, traumi cranici o che sono affetti da patologie degenerative come morbo di Parkinson, sclerosi multipla e patologie vascolari cerebrali involutive. In questi casi l’attenzione dei riabilitatori deve occuparsi del recupero dei deficit nutrizionali tanto quanto di quelli cognitivi e respiratori. La valutazione della disfagia può avvenire con diversi strumenti diagnostici, anche se è l’osservazione durante il pasto a permettere di individuare la dieta migliore per ciascun paziente, elaborata con la consulenza di nutrizionisti e differenziata in alcune classi di difficoltà alla deglutizione.
I consigli nutrizionali
In ogni caso alcune norme base sono utili per tutti i pazienti neurologici con disfagia. In particolare si suggerisce di evitare cibi secchi che si sbriciolano in quanto le briciole possono essere inalate e penetrare nei polmoni. Vanno poi evitate le bucce e i semi della frutta, la pelle, le lische, le componenti fibrose delle carni e del pesce, ma anche le verdure filacciose e il riso oltre ai cibi a consistenza doppia come minestre in brodo. In generale gli alimenti da assumere dovrebbero avere consistenza morbida, cremosa e dovrebbero formare un bolo omogeneo. Gli alimenti di consistenza liquida, come yogurt da bere, sciroppi, succhi di frutta, bibite e acqua, possono cadere nelle vie aeree inferiori con conseguente rischio di polmonite: è opportuno quindi addensare questi alimenti utilizzando specifici prodotti. Per prevenire la disidratazione e la stipsi, frequenti nei pazienti neurologici con disfagia, è necessario inoltre accertarsi che nel corso della giornata il soggetto abbia assunto l’equivalente di un litro e mezzo di acqua sotto forma di acqua addensata. Per prevenire la stipsi si possono utilizzare appositi prodotti a base di fibra solubile da sciogliere nell’acqua per ottenere una gelatina densa.
Articolo tratto da Mal di testa e salute neurologica (inserto di Sette, Corriere della Sera), 10 febbraio 2017