Il cheratocono è una patologia non infiammatoria, quasi sempre bilaterale, caratterizzata da un progressivo assottigliamento e sfiancamento della cornea. La conseguenza è l’insorgenza di un astigmatismo irregolare. L’incidenza stimata va da 50 a 230 soggetti malati ogni 100mila abitanti. La progressione è variabile: può evolvere rapidamente, soprattutto nei giovani, ma anche arrestarsi o evolvere molto lentamente. Fondamentale è la diagnosi precoce attraverso metodiche per immagini che valutino la superficie e lo spessore della cornea: questo è possibile con un semplice esame, la topografia corneale, eseguibile da ogni oculista. Le terapie disponibili vanno distinte in due categorie: i trattamenti che hanno lo scopo di arrestare o far regredire la malattia e le correzioni delle aberrazioni visive prodotte dal cheratocono stesso.
Il cross-linking, una rivoluzione
Nella prima categoria rientra certamente il cross-linking corneale, metodologia disponibile dal 2007 e dal 2013 migliorata con l’introduzione di nuove metodologie di esecuzione. Ha grande efficacia: non a caso nel mondo sono stati eseguiti fino a oggi circa un milione di trattamenti. Si tratta in pratica di un “rinforzo” della struttura intermedia della cornea attraverso l’emissione di radiazioni ultraviolette in presenza di riboflavina. Tuttavia la terapia cardine per la cura del cheratocono rimane la cheratoplastica, ovvero il trapianto ci cornea, che nel tempo ha visto miglioramenti tecnologici non indifferenti.
Cheratocono e lenti a contatto
Sul versante della correzione del visus in pazienti con cheratocono la prima scelta è costituita dalle lenti a contatto rigide gas permeabili. Va però detto che la maggior parte dei pazienti porta costantemente le lenti a contatto, che rappresentano molto spesso l’unico mezzo correttivo efficace. Tuttavia nel cheratocono la lente si appoggia sull’apice della cornea e questo, insieme all’accanimento all’uso delle lenti stesse e alla progressione del difetto, può produrre in assenza di controlli oculistici la principale complicanza del cheratocono: la fibrosi apicale. Si tratta in pratica di una cicatrice opaca della cornea che riduce la vista e la tollerabilità delle lenti. Si calcola che in Italia 5mila cheratoplastiche all’anno siano conseguenza di fibrosi apicale da lente a contatto.
Le lenti a calco: cosa sono
Tra queste ci sono le lenti a calco: si tratta di lenti rigide gaspermeabili personalizzate realizzate sulla base dei dati rilevati con topografia corneale computerizzata. L’aspetto tecnologico più rilevante nella realizzazione di queste lenti è la nanotecnologia dei torni computerizzati impiegati che permette la produzione di lenti in modo scientificamente esatto e con totale possibilità di riproducibilità. Tutto ciò comporta una migliore efficacia correttiva, ma soprattutto una minima interferenza con il metabolismo corneale: le lenti a calco migliorano la distribuzione uniforme del film lacrimale e ottimizzano il ricambio lacrimale permettendo quindi un’elevata tollerabilità organica e confort d’uso. Le lenti a calco si applicano anche in altri casi, come negli esiti indesiderati da chirurgia refrattiva tradizionale e laser.