Dopo aver mangiato qualcosa non ci sentiamo bene: disturbi digestivi, mal di testa… Abbiamo sicuramente mangiato qualcosa che ci fa male, pensiamo. E così scandagliamo la nostra memoria per ricordare in quali altre occasioni abbiamo avuto gli stessi sintomi dopo un pasto. E alla fine, immancabilmente, giungiamo alla conclusione: siamo allergici (o intolleranti) a un alimento che, da quel momento, non vorremo più vedere sulla nostra tavola. Confessiamolo, è qualcosa che ci è capitato almeno una volta nella vita. Il tema delle allergie e delle intolleranze alimentari è ormai molto popolare così come la convinzione, spesso immotivata, di esserne colpiti.

Non sono così diffuse come si crede

Il punto è che non è sempre così. I dati della letteratura scientifica ci raccontano come circa due persone su dieci affermino di essere allergiche a uno o più alimenti nonostante la realtà sia ben diversa: non supera il 4 per cento la quota di popolazione realmente affetta da un’allergia alimentare. Discorso analogo per le intolleranze, peraltro più sfumate quanto a definizione e diagnosi: sono sempre più numerosi i pazienti che si rivolgono all’allergologo per sospette reazioni avverse agli alimenti. Spesso però la nostra percezione ci inganna e dietro sintomi intestinali fastidiosi più che una vera e propria intolleranza si nascondono altre condizioni.

La sintomatologia è ampia

Si parla di reazioni avverse agli alimenti quando dopo l’assunzione di un cibo o di un pasto il soggetto presenta manifestazioni indesiderate e impreviste, classificate in base ai diversi meccanismi patologici che le determinano oltre che in base alla gravità dei sintomi stessi. I sintomi meno gravi comprendono manifestazioni gastrointestinali come dolore addominale, meteorismo, pesantezza post-prandiale, alterazioni dell’alvo, nausea e vomito. Accanto a questi possiamo sperimentare cefalea, stanchezza, malessere generale e manifestazioni cutanee. Più gravi sono invece reazioni sistemiche come difficoltà respiratoria e ipotensione.

Reazioni tossiche e non tossiche

Esistono due grandi tipologie di reazioni avverse agli alimenti: quelle tossiche e quelle non tossiche. Se nelle prima la reazione è legata al contatto con una sostanza dannosa per l’organismo di qualsiasi soggetto, nel secondo caso la reazione è invece soggettiva. In questo secondo gruppo la reazione può essere mediata dal sistema immunitario oppure non immunomediata: nella prima tipologia rientrano le allergie e la celiachia, nella seconda le intolleranze.

Il ruolo del sistema immunitario

Un’allergia alimentare è una reazione avversa agli alimenti causata da un’anomala reazione immunologica generalmente mediata dalle immunoglobuline E (IgE). Questa è la forma di allergia “classica”, tuttavia oggi sappiamo che esistono anche forme di allergie non-IgE-mediate, più rare. L’allergia alimentare può manifestarsi già in età pediatrica oppure può insorgere in età adulta: nel primo caso spesso regredisce, come capita spesso con l’allergia al latte o alle uova, mentre se compare successivamente tende a persistere per tutta la vita. In ogni caso il meccanismo è lo stesso: a contatto con l’alimento, il sistema immunitario reagisce in modo anomalo e incontrollabile provocando una serie di sintomi.

Il mondo delle intolleranze 

Le intolleranze alimentari rappresentano invece una forma di reazione avversa agli alimenti di tipo non immunologico. Non sono dovute infatti a una reazione del sistema immunitario ma a fenomeni diversi, che solitamente riguardano principalmente l’apparato gastrointestinale. Una caratteristica che distingue le intolleranze alimentari dalle allergie sta anche nel fatto che la reazione che le prime provocano è di entità variabile in funzione della quantità di alimento ingerito, mentre nell’allergia alimentare anche una piccola dose di alimento potrebbe causare una reazione molto importante.

punto esclamativoLa diagnosi. Per giungere alla diagnosi di allergia alimentare o di intolleranza alimentare occorre seguire un percorso diagnostico che escluda altri fattori che potrebbero causare disturbi dopo un pasto. Si tratta di un percorso che può essere tortuoso: una delle ragioni sta nella variabile correlazione temporale tra l’assunzione dell’alimento e le manifestazioni. Se infatti in alcuni casi le reazioni sono immediate, e quindi più facili da identificare, in altri può trascorrere più tempo dal momento dell’assunzione dell’alimento alla manifestazione di uno o più sintomi. In questo secondo caso tra assunzione e manifestazione possono essere capitati altri eventi che potrebbero essere la vera causa dei disturbi.

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