Violenze, calamità naturali, eventi angoscianti sono i fattori scatenanti di un disturbo psichiatrico di cui si parla molto ma che spesso non è adeguatamente capito. Il disturbo post-traumatico da stress, che ha un’incidenza nel corso della vita che arriva quasi al 9 per cento, è una condizione che colpisce persone che hanno subito episodi di aggressione o che sono state testimoni di eventi terrorizzanti. Si manifesta con frequenti ricordi indesiderati e intrusivi che rievocano l’evento, incubi e, seppur meno frequentemente, stati dissociativi transitori durante i quali il fatto viene rivissuto come se stesse accadendo. Tali effetti sono talmente persistenti e gravi da debilitare il paziente sul lungo periodo. Al netto di una terapia farmacologia spesso necessaria, è la psicoterapia a poter controllare così da consentire al soggetto una migliore qualità di vita.

Stress, c’è quello buono e quello cattivo

Le conseguenze sui giovanissimi

Tra gli eventi scatenanti più frequenti ci sono sicuramente le violenze sessuali e le varie forme di abuso, in particolare durante l’infanzia e l’adolescenza. Secondo un’indagine Istat, a seguito delle ripetute violenze da parte dei partner più della metà delle vittime di abuso sessuale o comunque all’interno di una relazione sperimenta perdita di fiducia e autostima. Tra le conseguenze sono molto frequenti anche ansia, fobiaattacchi di panico, sensazione di impotenza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, depressione, difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria: tutti fattori collegati appunto al disturbo post-traumatico da stress.

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Traumi e psicoterapia

Le evidenze scientifiche mostrano inoltre come nei bambini e negli adolescenti questi traumi siano causa di disturbi comportamentali ed emotivi che ricadono sulla crescita tanto da poter avere un impatto per tutta la vita. La psicoterapia, in particolare gli approcci che lavorano sulla rimozione dei ricordi traumatici come l’Emdr (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), si propone appunto di impedire che l’evento traumatico abbia un impatto anche nel corso della vita adulta. Peraltro alcuni studi mostrano come violenza, soprusi e stress violenti possano dar luogo a conseguenze permanenti anche sul piano organico.

I bulli e le vittime: un identikit

La violenza agisce sul Dna

Lo aveva chiarito ad esempio, alcuni anni fa, una ricerca pubblicata su Molecular Psychiatry che aveva coinvolto 236 bambini vittime di bullismo e di altre forme di violenza psicologica (ne parlo sul numero di giugno di Airone). Gli studiosi avevano misurato la lunghezza dei loro telomeri, le piccole porzioni di Dna che si trovano alle estremità dei cromosomi e la cui erosione è stato dimostrato essere legata all’invecchiamento cellulare causato anche dallo stress. Nei bambini sottoposti a violenza psicofisica, come ad esempio capita negli episodi di bullismo a scuola, i ricercatori avevano osservato un accorciamento di queste strutture, il che equivarrebbe a un invecchiamento prematuro motivato proprio dallo stress subito. Grazie a un test del Dna che valuti la condizione dei telomeri è inoltre possibile sapere se una persona è stata vittima di violenza e maltrattamenti e persino da quanti anni. L’esame, già utilizzato negli Stati Uniti, è alla portata di numerosi laboratori ma resta il problema di una sua applicabilità in tribunale, ancora oggi dibattuta.